Se hai mai sentito parlare di ETF e ti sei chiesto "ma cosa diavolo sono?", sei nel posto giusto. E se invece pensi di saperlo già, ti garantisco che in questo articolo troverai qualche informazione che ti farà vedere questi strumenti sotto una luce nuova.
Partiamo dalle basi: ETF sta per Exchange-Traded Fund. Ok, non è che l'acronimo inglese aiuti molto, lo ammetto. Ma il concetto è più semplice di quanto sembri: gli ETF ti permettono di investire in pacchetti di azioni o obbligazioni con un solo click. Vuoi agganciarti all'andamento di Wall Street? C'è un ETF. Preferisci le obbligazioni europee? C'è un ETF anche per quello.
Numeri che fanno impressione
Il primo ETF è nato in Canada nel 1990 (si chiamava Toronto 35 Index Participation Fund, un nome che sicuramente non vincerà premi per creatività). Da allora? Beh, a settembre 2025 parliamo di 18.881 miliardi di dollari investiti in ETF a livello globale.
E in Italia? L'interesse sta letteralmente esplodendo. I dati di Google Trends mostrano che dal 2019 a oggi le ricerche sulla parola "ETF" si sono moltiplicate per quattro. Non male per uno strumento che fino a pochi anni fa era considerato roba da addetti ai lavori.
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ETF vs Fondi Comuni: il Grande Confronto
Qui le cose si fanno interessanti. Dal punto di vista legale, ETF e fondi comuni sono cugini: entrambi rientrano nella categoria degli Organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR). Ma è come dire che una Ferrari e una Panda sono entrambe automobili – tecnicamente vero, ma nella pratica...
La differenza principale? Gli ETF si comprano e vendono in Borsa come le normali azioni, mentre i fondi comuni li sottoscrivi direttamente con la società di gestione. Ma questa non è nemmeno la differenza più importante per chi investe sul lungo termine.
Il Vero Game Changer: i Costi
Preparati, perché questi numeri ti faranno riflettere. Secondo l'Autorità di vigilanza europea (Esma):
- Fondi comuni azionari: costano in media l'1,6% all'anno
- ETF azionari: costano in media lo 0,6% all'anno
"Vabbè, è solo l'1% di differenza", potresti pensare. E invece no. Facciamo due conti insieme: se investi 100.000 euro per 20 anni, quel misero 1% di differenza annua si trasforma in 22.130 euro in più nel tuo portafoglio. E questa è una stima conservativa, perché non tiene conto della rivalutazione del capitale nel tempo.
Comincia a fare effetto, vero?
Ma Perché gli ETF Costano Meno?
Bella domanda. E soprattutto: se costano così tanto meno, come mai il tuo consulente in banca non te li ha mai proposti? Spoiler: la risposta potrebbe non piacerti.
Primo motivo: la gestione passiva
La maggior parte degli ETF replica semplicemente un indice, senza bisogno di team di analisti pagati profumatamente per cercare di battere il mercato (e statisticamente, la maggior parte dei fondi attivi non ci riesce comunque – grazie ricerche Spiva per averlo certificato anno dopo anno).
Secondo motivo: il sistema delle retrocessioni
Qui entriamo nel vivo della questione. I fondi comuni tradizionali vengono venduti attraverso reti di consulenza (tipicamente bancarie) che ricevono commissioni dalle società di gestione. In pratica, ogni anno una parte di quello che paghi va al consulente che ti ha venduto il prodotto.
Gli ETF, storicamente, sono stati pensati per investitori autonomi o istituzionali. Niente intermediari, niente retrocessioni, niente costi nascosti. Il problema? Se il tuo consulente viene pagato solo dalle commissioni sui prodotti che vende, è naturale che gli ETF non siano in cima alla sua lista di raccomandazioni.
Non è questione di malafede o scarsa professionalità. È semplicemente un modello di business costruito in un'epoca in cui gli ETF non esistevano. Ma ora esistono, e stanno cambiando le carte in tavola.
La (lenta) evoluzione
Le cose stanno cambiando, soprattutto dove la consulenza viene pagata direttamente a parcella. In quel caso, il consulente ha tutto l'interesse a proporti gli strumenti più efficienti – e quindi anche gli ETF. Ma per il risparmiatore medio? Quello che non paga (e spesso non sarebbe disposto a pagare) una consulenza a parcella? Gli ETF restano ancora poco raccomandati.
Anche la Commissione europea se n'è accorta e ha proposto una riforma per aumentare il rapporto qualità-prezzo dei servizi di consulenza. L'idea iniziale era addirittura abolire le commissioni sui prodotti come forma di pagamento, lasciando solo la parcella. Vedremo se diventerà mai realtà.
"Ma gli ETF Sono Più Rischiosi, Vero?"
Questa è un'obiezione che sento spesso, e ti dico subito: no, non lo sono per definizione.
Il punto è che spesso si confonde l'ETF con il suo contenuto. È come dire che un bicchiere di plastica è più pericoloso di uno di vetro perché ci hai messo dentro del whisky invece che dell'acqua. Il problema non è il contenitore, è cosa ci metti dentro.
Gli ETF possono replicare indici azionari (più volatili), obbligazionari (più stabili), bilanciati o addirittura essere a gestione attiva. Il rischio dipende dall'asset class, non dallo strumento in sé.
Vuoi ridurre il rischio? Scegli ETF obbligazionari, su titoli monetari o multi-asset. Hai l'imbarazzo della scelta.
"Gli ETF Non Sono Ben Diversificati"
Anche qui, dipende. Esistono ETF globali che ti danno esposizione a migliaia di titoli in tutto il mondo, ed esistono ETF tematici concentrati su singoli settori (idrogeno, metaverso, difesa, ecc.).
La verità è che molte strategie tematiche usano proprio la forma dell'ETF. E sì, queste strategie sono per natura più concentrate e quindi più rischiose. Ma è una scelta dell'investitore, non un difetto dello strumento.
Il consiglio spassionato? Se non segui professionalmente i mercati finanziari, punta su ETF che replicano indici globali e ampiamente diversificati. Meno emozioni, più risultati nel lungo termine.
Il Verdetto Finale
Gli ETF non sono la bacchetta magica che risolve tutti i problemi finanziari. Ma sono uno strumento potente, trasparente e soprattutto economico per costruire un portafoglio diversificato.
Se fino a oggi li hai ignorati (o peggio, ti sono stati "sconsigliati"), ora sai il perché. E sai anche che vale la pena approfondire.
Il tuo portafoglio – e il tuo conto in banca – te ne saranno grati.

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