Vivere di più ma con l'autosufficienza garantita da una polizza LTC

Con l'allungamento delle aspettative di vita ma anche con i nuovi crescenti trend delle malattie croniche nel mondo, aumentano le necessità per tutti di trovare forme di garanzia di poter ricevere (e dare) assistenza sanitaria per lunghi periodi. Sempre più spesso le persone si chiedono se nel caso dovessero diventare incapace di svolgere le normali attività quotidiane come mangiare, vestirti, fare il bagno, a causa di una malattia, un infortunio o l'invecchiamento, possono dirsi sicuri di avere risorse economiche sufficienti per farlo per tutto il tempo necessario, magari anni e anni? La soluzione esiste ed è anticipare il problema togliendo il rischio di non avere risorse finanziarie con la sottoscrizione di una polizza assicurativa Long Term Care (LTC) pensata per fornire, nel caso mai ce ne fosse bisogno, un supporto economico per affrontare queste spese.    

Cosa è una assicurazione LTC?    

Una polizza Long Term Care è un tipo di assicurazione che ti aiuta a coprire i costi legati alla perdita dell'autosufficienza. Se diventi non autosufficiente, la polizza ti paga una rendita periodica per coprire le spese di assistenza. Riduce il peso economico e emotivo sui familiari e garantisce una maggiore serenità. 

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Come funziona?  

Di solito presentano due possibilità di scelta per la polizza LTC da selezionare per quando dovessi diventare non autosufficiente. Può garantire una rendita mensile vitalizia in caso di non autosufficienza dell’assicurato, oppure sostengono le spese da affrontare in caso di necessità di assistenza, tramite il pagamento di un capitale o l'assistenza diretta presso strutture convenzionate. Rappresentano forme assicurative a cui può pensare di aderire anche una persona giovane che non vuole essere di peso in futuro sui propri cari o che vuole garantire una protezione per un proprio caro, o ancora chi sa di non poter contare su un nucleo familiare per il futuro.

Polizza Ltc, una soluzione anche contro il gender pay gap  

Un nuovo studio dal titolo “Oltre il divario salariale: la parità di genere per la crescita economica e la competitività delle imprese” realizzato da Arel e JTI Italia, sottolinea le cause profonde e talvolta sommerse che alimentano il divario retributivo di genere, il gender pay gap, e tra queste mette in evidenza come alla radice del problema dell’inattività femminile in Italia ci sia anche la caregiver penalty: la cura dei parenti e anziani. Ecco che quindi la sottoscrizione di una polizza Long Term Care per se stessi, per i propri cari o a favore dei propri dipendenti magari in un piano di welfare aziendale rappresenta un grande aiuto soprattutto per le donne, ancora di più in Italia.

Perché le donne possono beneficiare di una polizza LTC?  

Le donne, che soprattutto in Italia hanno l'incombenza di bilanciare lavoro e responsabilità di cura dei propri cari (non solo figli ma anche genitori), possono in effetti beneficiare particolarmente di una polizza LTC per diversi motivi:

  • Prevenzione della "caregiver penalty": si riferisce alla penalizzazione che le donne subiscono in termini di carriera e reddito a causa delle responsabilità di cura. Una polizza LTC può ridurre la necessità di interrompere la propria carriera per fornire assistenza, aiutando a mantenere un percorso professionale stabile.
  • Riduzione del carico emotivo e finanziario: aiuta a sostenere i costi elevati della cura a lungo termine, riducendo lo stress finanziario.
  • Indipendenza: offre maggiore indipendenza e sicurezza finanziaria, permettendo di scegliere le migliori opzioni di cura..

Il peso della "caregiver penality" per le donne europee...  

Secondo quando si evince dalla studio, in Europa le attività di cura, siano esse rivolte a disabili, malati o anziani, avvengono principalmente all’interno delle mura familiari. Tuttavia, all’interno delle famiglie, il peso di questa attività non è equamente distribuito: le donne rappresentano infatti il 75% di tutti i caregivers. Un recente studio ha indagato l’effetto della responsabilità di cura nei confronti dei propri genitori da parte dei figli, femmine e maschi, sul rispettivo salario e sull’occupazione. Mentre le figlie femmine fanno esperienza di una riduzione del proprio salario e del tasso di occupazione comparabile a quella conseguente alla maternità, l’effetto è nullo o addirittura leggermente positivo su salario e occupazione dei figli maschi. Questa diversa dinamica tra i generi allarga il gender pay gap di 4 punti percentuali, differenza che raggiunge i 10 punti percentuali nelle famiglie a basso reddito. Similmente, la cura di anziani e malati coinvolge le donne per 15 ore a settimana, circa il 26% di ore in più di quelle spese dagli uomini nella stessa attività (quasi 12 ore a settimana).

...e quello ancora più ingombrante per le donne italiane 

Per quanto riguarda invece la cura rivolta ad anziani o disabili adulti, lo studio sottolinea che i dati italiani confermano quelli internazionali, con il 71% dei caregiver familiari in Italia che sono donne. Nel 61% dei casi i caregiver familiari, in prevalenza donne, sottraggono tempo alle proprie attività per provvedere alle cure del malato. Lo studio cita un’indagine Censis che indica che l’8% dei caregiver ha dovuto abbandonare o trascurare il proprio lavoro. Nelle province della Lombardia il 26,5% dei caregiver ha deciso di ridurre l’orario lavorativo, il 7,8% ha lasciato definitivamente il lavoro, e il 4,6% lo ha lasciato temporaneamente. L’impatto più pesante si registra tra coloro che hanno tra i 30 e i 39 anni. A questo si aggiunge il dato per cui oltre la metà dei rispondenti ha dichiarato di aver sacrificato il proprio tempo libero e circa un terzo, il tempo dedicato ad altri familiari.

Le imprese come supporto per le soluzioni a favore delle "caregivers" italiane 

Come ulteriormente segnalato nello studio “Oltre il divario salariale: la parità di genere per la crescita economica e la competitività delle imprese”, secondo il 2023 Global Gender Gap Report del World Economic Forum, negli ultimi anni le aziende stanno implementando un numero sempre crescente di iniziative aventi come obiettivo una maggiore parità di genere. Oltre ad un’attenzione alla presenza femminile all’interno della forza lavoro, il focus ha iniziato a spostarsi verso approcci più comprensivi, che non solo guardino alla parità occupazionale e salariale, ma che considerino l’inclusività in modo sistemico, compreso l'impatto sulla comunità. Questi programmi stanno appunto vedendo la significativa crescita di percorsi di formazione anche sugli strumenti di welfare a sostegno di caregivers e una maggior flessibilità lavorativa.

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