Nvidia ha appena raggiunto i 4.000 miliardi di dollari di capitalizzazione e, com’era prevedibile, si è guadagnata le prime pagine di ogni quotidiano finanziario. Ma, mentre il colosso dei chip brilla sotto i riflettori, si sta muovendo un fronte meno visibile e altrettanto rivoluzionario: quello delle aziende che stanno costruendo, pezzo dopo pezzo, l’infrastruttura nascosta dell’intelligenza artificiale.
Questa non è solo la storia delle “Magnifiche 7” che dominano i listini. È il racconto di un gruppo selezionato di player che operano lontano dai clamori mediatici, ma che sono i veri architetti dell’economia AI di domani. E i numeri cominciano a rendere difficile ignorarli.
Prendiamo Oracle. Per anni considerata una ex blue chip alla ricerca di un rilancio, oggi è tornata protagonista grazie a una crescita del 20% da inizio anno. La spinta arriva dal cloud computing, alimentato da una domanda esplosiva di potenza di calcolo per l’AI. Il suo Project Stargate, un mega data center da 100 miliardi di dollari, promette di servire giganti come OpenAI e Meta. Oracle non è più solo un fornitore di software aziendale: è una colonna portante del nuovo ecosistema digitale.
Poi c’è Broadcom, il nome che raramente fa notizia ma che è fondamentale per far girare la macchina AI. I suoi chip personalizzati e le interconnessioni sono il tessuto connettivo che permette al “motore” Nvidia di funzionare. Nel settore AI, i ricavi di Broadcom sono cresciuti del 46%, con aspettative di 5,1 miliardi di dollari nel trimestre in corso. Se Nvidia costruisce il cuore, Broadcom è il sistema circolatorio che lo alimenta.
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Uno dei casi più affascinanti è Palantir. Il titolo è salito del 65% da inizio anno, senza produrre modelli di AI né chip. La sua forza è altrove: traduce il linguaggio dell’intelligenza artificiale in decisioni operative reali. Che si tratti di difesa, sanità, gestione delle supply chain o missioni critiche, i suoi agenti AI sono già operativi con contratti ricorrenti, spesso a lungo termine e difficili da scalzare. È il passaggio dall’AI teorica all’AI applicata, ed è qui che Palantir ha costruito la sua nicchia.
Nell’architettura dell’AI, la memoria è il carburante. Micron Technology lo sa bene: le sue memorie HBM sono essenziali per l’elaborazione e l’inferenza dei modelli più avanzati. Con una crescita del 21% da inizio anno, Micron si è posizionata come anello indispensabile nella catena del valore AI. Certo, il titolo ha subito qualche presa di profitto dopo la forte corsa, ma resta uno snodo strategico in un settore che richiede sempre più capacità di immagazzinare e trasferire dati ad altissima velocità.
Il quadro che emerge è quello di un ecosistema in rapido mutamento, in cui il valore si sposta progressivamente dai nomi di copertina a chi costruisce le fondamenta. Ogni segmento della filiera – dalla potenza di calcolo al trasferimento dati, dalla memoria alle soluzioni operative – diventa strategico.
Per gli investitori, la domanda non è più “Quale sarà la prossima Nvidia?”, ma piuttosto:
“Chi sta costruendo il mondo che Nvidia sta rendendo possibile?”
Perché, spesso, le migliori opportunità si trovano proprio dove non tutti stanno guardando.
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